Ci troviamo nella seconda metà del XVI secolo, in Sicilia.
La quattordicenne Laura Lanza, figlia di Cesare Lanza (barone di Trabia e, in seguito, conte di Mussomeli), venne data in sposa al barone di Carini, Vincenzo La Grua-Talamanca. La vita di corte era insoddisfacente anche a causa delle numerose assenze del marito, ben più interessato a curare i propri affari economici.
La ragazza, per quella ragione, intrecciò una relazione con il cugino di Vincenzo, Ludovico Vernagallo, amico delle due famiglie ma di rango inferiore. Una notte, colta in flagrante, la coppia venne assassinata dal padre di Laura – coadiuvato dal marito della stessa – e da un frate del convento vicino, presunto artefice della soffiata sulla tresca amorosa.
La tragica morte della baronessa trovò l’epilogo dopo che, avendo portato la mano al petto insanguinato, ella lasciò l’impronta del proprio palmo su un muro del castello.
Dopo aver scoperto l’omicidio, i baroni Cesare e Vincenzo vennero banditi, con l’aggiunta della confisca di tutti i beni in loro possesso.
Il barone Cesare, in una lettera al Re di Spagna Filippo II, confessò il proprio gesto, ma scagionò il barone Vincenzo da ogni accusa a suo carico. Lo stesso barone Cesare venne assolto – rientrando addirittura in possesso dei propri averi –, in quanto si era avvalso della legge sul delitto d’onore, l’interpretazione della quale consentiva a un padre di scontare solo in parte la pena, in quel caso per l’uccisione della figlia adultera e del suo amante.
Quello che sembrava essere un delitto d’onore, però, assunse l’aspetto di una copertura sul vero motivo dell’omicidio, probabilmente di natura economica.
Laura era madre di otto bambini, tutti avuti da Ludovico e non dal marito, il quale risultava essere sterile e, quindi, consapevole del concepimento extraconiugale.
Il barone di Carini non aveva alcun interesse a uccidere l’amante della moglie, in quanto avrebbe avuto diritto alla Lex Iulia de adulteriis coercendis, legge romana per mezzo della quale avrebbe potuto confiscare metà dei beni di Ludovico. Il padre di Laura, invece, avrebbe potuto esigere di prendere possesso della dote della figlia.
Se ne deduce di conseguenza che non tutto sia andato secondo i piani, o che la vera ragione del duplice omicidio risiedesse altrove.
Forse la vera realtà che si cela dietro quell’impronta insanguinata della mano di Laura non verrà mai rivelata.
Vittorio Tatti
Triste storia …a me cara.
La conoscevi?
La storia della baronessa di Carini la conosco da era una bambina,di 7 o 8 anni credo.
Da che ero io una bambina…
Perché non l’hai pubblicata qualche giorno fa? Almeno avrei letto qualcosa d’interessante su quel tema.
Dovevo ancora rileggere la bozza.
Nonostante ciò c’è un refuso.
Dove?
…propria palmo…
Grazie, ho corretto.
se oggi è difficile trovare il colpevole di un omicidio. figurarsi a quei tempi e in certi ambienti nobiliari …
Sì, diciamo che hanno fatto solo scena.
Di questa triste storia, ne ho un terribile ricordo. Ero una bambina quando diedero in tv la serie, e io ero terrorizzata dall’impronta insanguinata lasciata dalla mano della baronessa morente.
Che serie era?
Serie…ho sbagliato, forse una volta si diceva telefilm, s’intitolava “L’amaro caso della baronessa di Carini”, era il 1975, vedi un po’ quanto sono vecchia…😁
Ricordo di aver visto, tanto tempo fa, lo sceneggiato : “L’amaro caso della baronessa di Carini “
Forse era la serie che citavano in un altro commento.
Io non ricordavo nulla a riguardo
Succede.