Il cassetto

Il cassetto: luogo contenitore per eccellenza in cui riporre cianfrusaglie, tesori oppure oggetti di uso comune.
Accanto al proprio letto penso che chiunque abbia un comodino o l’equivalente in un piano d’appoggio che vive in simbiosi con un contenitore orizzontale in legno, in plastica o in metallo.

Il cassetto può essere capiente come una cattedrale o appena sufficiente per contenere lo stretto indispensabile della vita di una persona. Può avere il pomello consumato dal suo uso eccessivo o nuovo di zecca, come se ogni tanto meritasse un regalo di compleanno per l’egregio lavoro svolto. Cigola a causa dell’attrito o scorre liscio come l’olio.
Assiste silente e discreto alle nostre interazioni sociali o ai nostri deliranti sfoghi. Talvolta rimane mezzo aperto con sbadataggine e disinvoltura, estroverso e socievole. Altre volte resta costantemente chiuso a chiave, protettivo e geloso dei propri segreti. E solo a pochi eletti mostra l’eventuale doppio fondo celato alla vista, come fosse una fragile anima che teme di essere anche solo sfiorata da mani inesperte.
Percepisce le nostre emozioni quando viene chiuso con foga e rabbia o aperto come fosse un delicato sarcofago. Ode imprecare o canticchiare.
Testimone oculare dello scorrere del tempo come un viaggiatore incaricato di raccogliere esperienze, ha accolto in sé centrini della nonna e occhiali da vista, cellulari e lettori mp3. E anche fazzoletti, foto, preservativi, caramelle, medicine, pile, agende, matite, tappi per le orecchie, cerotti.
Aprire un cassetto significa incunearsi nei meandri della vita di una persona, come se si sbirciasse nella sua mente e nel suo cuore. Significa derubarlo della propria intimità o divenirne parte.
Il cassetto custodisce per noi ricordi e abitudini. Quel piccolo universo a forma di parallelepipedo è un’estensione dei nostri desideri.

Com’è il vostro cassetto?

Vittorio Tatti