Meglio una mente chiusa e solida, anziché una aperta e piena di falle.
Non significa non poter mai cambiare idea (anche perché, volubile come sono, mi succede pure da un minuto all’altro), ma solo credere al 100% nelle proprie convinzioni.
Quando sono convinto di qualcosa non ho la necessità di trovare un compromesso con un’opinione diversa dalla mia, a meno che quest’ultima non confuti la mia in maniera del tutto spontanea e senza lacune.
Odio le vie di mezzo.
Solo bianco e nero per me. In nessun caso sono intenzionato a cedere a compromessi: se non posso avere tutto, preferisco non avere niente; comunque preferirei avere tutto, logicamente.
Non parlo di cose materiali, ma di ideali astratti, concetti e convinzioni.
Ritengo le sfumature inutilmente dispersive e disorientanti. Molto meglio un’etichetta da apporre a ogni pensiero, in modo da poterlo catalogare, riconoscere, condividere o evitare.
Conta la destinazione, non il viaggio.
Un viaggio, anche metaforico, ha l’obiettivo primario di portarci da un punto A a un punto B nel minor tempo possibile e, ancora meglio, in linea retta.
Poco mi importa delle deviazioni lungo il percorso, anzi: spesso mi spazientiscono ancora di più; semmai ben vengano le scorciatoie.
Qualcuno potrebbe obiettare che, una volta giunto a destinazione, potrei non godermela pienamente; in quel caso mi basta cambiare obiettivo e trovare una nuova fonte di stimoli.
Ho bisogno di un amore intenso.
La maggior parte delle persone tende ad accontentarsi di una tiepida e insapore relazione serena, che non provochi eccessivi scossoni emotivi; l’assenza di dolore, tuttavia, non implica automaticamente la presenza della felicità.
Personalmente sento la necessità di estremizzare le emozioni derivanti da un rapporto intimo, di renderle folgoranti, ardenti e consumanti, altrimenti non riesco a percepirne la presenza né a dar loro un senso.
Vittorio Tatti