Imperdonabili ritardi

Shakespeare diceva: meglio arrivare tre ore in anticipo che un minuto in ritardo. Io, che sono più tollerante, mi accontento di un anticipo di dieci minuti.
Detesto i ritardi, soprattutto se a tardare è la mia ragazza e ci siamo dati appuntamento per un incontro romantico.
Se abbiamo stabilito di vederci, per fare un esempio, alle 9, vuol dire che a quell’ora dobbiamo trovarci entrambi nel luogo stabilito. Non vuol dire che alle 9 inizi a prepararti, e nemmeno che a quell’ora esci di casa o prendi il treno (o l’auto). Vuol dire quel che vuol dire, senza fantasiose interpretazioni semantiche.
Poi possono capitare i contrattempi, non lo nego. Ma ci sono quelli evitabili e quelli no. Se subisci il ritardo perché avevi calcolato di arrivare a filo oppure un paio di minuti dopo, allora ti dovevi svegliare prima. E quindi sei imperdonabile.
Se arrivi in ritardo faccio finta di niente, ti dico che non è un problema e il discorso termina lì, ma dentro di me ti ho già marchiata a vita e prega di non essere recidiva, perché alla prima occasione sta’ sicura che ti rinfaccerò tutto senza vergogna alcuna.
Mi spiace, ma non meriti comprensione. Se consideri il tuo tempo trascorso con me sprecato, puoi anche non farti più vedere (preferibilmente dopo avermi avvisato).
E ricorda che sei tu nel torto, perché oltre al ritardo in sé e alla mia perdita di tempo, si aggiunge anche la mancanza di rispetto.

Vittorio Tatti

Dormire, ma non dormire

Avete delle abitudini personali che impattano col dover vivere a certi ritmi, perennemente condizionati da orari, appuntamenti e interazioni sociali varie? Io ne ho una che, al di là dell’essere o meno misantropo, mi rende abbastanza rognosa la permanenza in posti abitati da altre persone. Che poi, a conti fatti, è una delle tante motivazioni a spingermi a voler vivere in un luogo isolato.

Sono mattiniero, molto mattiniero. Non mi alzo mai più tardi delle 6, nessun giorno della settimana: che sia feriale o festivo (Capodanno incluso), che debba andare in biblioteca, a fare la spesa o rimanere a casa, che sia andato a dormire più tardi del solito. Alle 6 inizio le mie attività quotidiane, sempre.
Avendo gatti in casa è assai probabile che alle 4 o alle 5 non si dorma più, ma garantisco che non esiste alcuna forza nell’universo che mi trattenga a letto dopo le 6; in quel caso sono io a svegliare i gatti, ammesso che si siano rimessi a dormire.
L’essere mattiniero si traduce con un progressivo esaurimento di forze prima di sera. Dipendesse da me il pomeriggio, che considero stressante oltre ogni limite, non esisterebbe. Se abitassi in un posto realmente isolato, privo di rumori, penso che alle 20 sarei già a letto.
Invece, a dispetto delle mie abitudini, sembra che tutto il resto del mondo non solo inizi le proprie attività più tardi, ma probabilmente ci saranno flebo di caffeina sempre pronte per avere energie da spendere anche oltre le 22 (pur dovendo andare a lavorare l’indomani mattina). Quindi, anche se volessi, non potrei anticipare l’ora del riposo. E sicuramente non voglio posticipare quella della sveglia.

Eppure sarebbe tutto più semplice e rilassante se potessimo iniziare le attività quando sorge il sole e cessarle quando tramonta; a una certa ora si chiude e spegne tutto e si torna a casa. Se poi uno vuole rimanere sveglio a oltranza sono fatti tuoi, ma non disturbi chi gli sta intorno.
A voi la parola.

Vittorio Tatti